In mezzo a tutte queste meraviglie, che si succedevano le une alle altre,
Pinocchio non sapeva più nemmeno lui se era desto davvero o se sognava sempre a occhi aperti.
– E il mio babbo dov'è?
– gridò tutt'a un tratto: ed entrato nella stanza accanto trovò il vecchio Geppetto sano, arzillo e di buon umore, come una volta, il quale, avendo ripreso subito la sua professione d'intagliatore in legno, stava appunto disegnando una bellissima cornice ricca di fogliami, di fiori e di testine di diversi animali.
– Levatemi una curiosità, babbino: ma come si spiega tutto questo cambiamento improvviso? – gli domandò Pinocchio saltandogli al collo e coprendolo di baci.
– Questo improvviso cambiamento in casa nostra è tutto merito tuo – disse Geppetto.
– Perchè merito mio?...
– Perchè quando i ragazzi, di cattivi diventano buoni, hanno la virtù di far prendere un aspetto nuovo e sorridente anche all'interno delle loro famiglie.
– E il vecchio Pinocchio di legno dove si sarà nascosto?
– Eccolo là – rispose Geppetto:
e gli accennò un grosso burattino appoggiato a una seggiola, col capo girato sur una parte, con le braccia ciondoloni e con le gambe incrocicchiate e ripiegate a mezzo, da parere un miracolo se stava ritto.
Pinocchio si voltò a guardarlo; e dopo che l'ebbe guardato un poco, disse dentro di sè con grandissima compiacenza:
– Com'ero buffo, quand'ero un burattino! e come ora son contento di essere diventato un ragazzino perbene!...
Carlo Collodi: Pinocchio (in der italienischen Wikipedia)
Der italienische Text, mit Illustrationen
Carlo Collodis Pinocchio in der deutschen Fassung von Anton Grumann (1913) (Schluss)
Bengele konnte immer noch nicht alles begreifen. Er lief zum Spiegel; wirklich! Das war nicht mehr der Holzkopf mit der langen Nase. Aus dem Spiegel lachte ein kluger Knabenkopf mit blondem Haar und blauen Augen.
Wo ist denn der Vater? – »Vater!« rief Bengele und ward traurig.
Da kam aus dem Zimmer nebenan Vater Seppel, gesund, froh und lustig wie früher. Er hatte schon sein altes Handwerk wieder angefangen und schnitzte gerade einen prächtigen Bilderrahmen mit allerhand Blumen und Blättern.
»Sag mir doch, Vater, wie ist das alles gekommen?« fragte Bengele, fiel ihm um den Hals und küßte ihn.
»Du hast es verdient«, sagte Vater Seppel. »Warum verdient?«
»Bengele, wenn die unartigen Hampelmänner brave Kinder werden, dann ändert sich das ganze Haus und bekommt ein schöneres Aussehen.«
»Wo ist jetzt der hölzerne Bengele?«
»Dort steht er«, sagte der Vater.
An einem Stuhle lehnte ein toter Hampelmann; Sein Kopf hing lahm nach einer Seite, die Arme fielen kraftlos von den Schultern, die Beine waren übereinander gekreuzt – ein Jammerbild.
Bengele schaute die Vogelscheuche mitleidig an und sprach:
»Wie dumm, daß ich so lange ein Hampelmann gewesen bin! – Nun aber will ich ein braver Knabe bleiben, und ich rate allen unartigen Kindern:
›Spielt nicht den hölzernen Hampelmann!‹«
Die Geschichte vom hölzernen Bengele, Schluss
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